Il melanoma metastatico assume frequentemente la caratteristica delle satellitosi, cioè metastasi disposte nelle vicinanze del tumore primitivo. In molti casi si ritrovano metastasi a distanza dal melanoma e appaiono come papule, placche o nodi in profondità, privi di pigmento o talvolta di colore marrone, nero o bluastro. L’interessamento dei linfonodi appare come una tumefazione nodulare nelle aree di corrispondenza linfonodale. Se il medico sospetta una metastasi esistono alcuni test che possono confermare il sospetto come la lattico deidrogenasi (LDH) che aumenta nel melanoma metastatico, anche se talvolta è negativo anche nelle fasi tardive ed esami clinici come la TAC, la RMN, la PET, l’ecografia, la scintigrafia ossea e la radiografia del torace, lo studio del linfonodo sentinella.
Terapia: chemioterapia (dacarbazina e temozolamide sono in prima linea anche se si cerca di trattare i pazienti con chemioterapia combinata la quale consente migliori risultati con meno effetti collaterali), immunoterapia, radioterapia, (anche imiquimod topico), difenciprone topico (dal 0.0001 al 10%), cure palliative per ridurre il dolore. Nuovi farmaci come l’ipilimumab e il vemurafenib si sono dimostrati piuttosto efficaci nell’allungare la sopravvivenza dei pazienti con melanoma metastatico. Altro campo di applicazione della chirurgia nel trattamento delle metastasi da melanoma si ha nel caso delle cosiddette metastasi “in transit” degli arti. Queste sono particolari recidive localizzate a livello degli arti, senza altre sedi di malattia. In questi casi il trattamento di scelta è la perfusione ipertermico-antiblastica con associazione della linfoadenectomia radicale. Il trattamento, disponibile e realizzabile solo in pochi centri dedicati alla chirurgia oncologica avanzata, consiste nell’isolare la circolazione di un arto e nel collegarla ad una macchina per la circolazione extracorporea a cui è associato una scambiatore di calore. In questo circuito isolato, mantenuto alla temperatura di 42- 42,5° C, viene fatto circolare un chemioterapico (di solito L-PAM) in associazione o meno a TNF alfa ed Interferon gamma a secondo dei vari schemi. Tale trattamento è in grado di ottenere un alto tasso di risposte complete a livello del distretto perfuso, con conseguente miglioramento della sopravvivenza. La sopravvivenza media dei pazienti con melanoma metastatico è di 6-9 mesi dopo la diagnosi con un 10 % di pazienti che arrivano a 5 anni
Si distinguono:
- Recidive locali: ricorrenza del melanoma entro 2 cm dal melanoma primitivo
- Metastasi in transit: depositi di cellule del melanoma nei vasi linfatici oltre 2 cm dal melanoma primitivo
- Metastasi nodali: metastasi che prima coinvolgono i linfonodi drenanti l’area del melanoma primitivo
- Metastasi ematogene: la disseminazione raggiunge i vari organi grazie all’ingresso delle cellule del melanoma nel circolo sanguigno
Frequenza di metastasi nei vari organi:
Sito | Percentuale di Metastasi |
---|---|
Linfonodi | 70%-75% |
Cute, grasso, muscoli | 65%-70% |
Polmone e mediastino | 70%-87% |
Fegato e cistifellea | 54%-77% |
Encefalo | 36%-54% |
Ossa | 23%-49% |
Tratto gastrointestinale | 26%-58% |
Cuore | 40%-45% |
Pancreas | 38%-53% |
Ghiandole surrenali | 36%-54% |
Reni | 35%-48% |
Milza | 30% |
Tiroide | 25%-39% |